UNA NUOVA STAGIONE DI CONCORSI PER LA SCUOLA

ISTRUZIONE

di Renato Candia

 

In questo periodo si susseguono uno dopo l’altro concorsi rivolti al reclutamento di personale che, a vario titolo, opera (ed opererà) all’interno dell’attuale sistema scolastico: Dirigenti scolastici, Direttori dei servizi amministrativi (gli ex segretari), insegnanti (docenti di disciplina, di religione, personale educativo, e nell’ulteriore specifico, è già attiva la fase di reclutamento PNRR2, che prevede ancora l’assegnazione di oltre 10.000 posti) e, non da ultimo, Dirigenti tecnici (gli ex ispettori scolastici).

La questione induce a pensare ad alcuni aspetti che parlano da vicino alle urgenze e alle aspettative della scuola di adesso: incrementare le dotazioni organiche delle figure cruciali che operano sul campo significa prima di tutto dare maggiore stabilità alle istituzioni scolastiche, diminuire un precariato che (malgrado ogni buona volontà del personale coinvolto) rimane fonte di discontinuità progettuale e organizzativa, a discapito diretto di una didattica che in certi casi può arrivare a dover ricominciare più volte da capo, nel corso dello stesso anno, il processo di apprendimento per qualche disciplina e/o per intere classi. 

Inoltre, questa serie di concorsi risponde a ritardi inspiegabili del passato nel garantire al sistema una gestione consapevole del naturale turn-over immissioni/pensionamenti e dei legittimi trasferimenti di sedi di servizio del personale, a volte per necessità familiari altre volte per dimensionamento delle scuole come effetto dei ben noti decrementi di natalità. Il personale stabilizzato con contratto a tempo indeterminato (il personale di ruolo) può diventare concreto punto di riferimento istituzionale e territoriale nella sede che avrà scelto per esercitare, con beneficio di una progettualità ad orizzonti temporali più ampi e di un sistema di relazioni interpersonali e, più generalmente, sociali meglio capace di rispondere con efficacia ai modelli dell’Autonomia delle Istituzioni e delle Indicazioni Nazionali. Questo tipo di rinnovamento strutturale e sistematico di tutte le figure concorrenti dell’Istruzione, può essere in grado di mostrare anche una nuova fase di visione delle politiche scolastiche. Per rimanere nell’attualità andrebbe ricordato come l’ampio e diffuso dibattito sulla proposta di Legge riguardante l’Autonomia differenziata abbia messo in evidenza che una materia così delicata come l’Istruzione non possa che essere riservata, a partire dalle sue norme costitutive e ordinamentali generali, alla competenza esclusiva dello Stato. Le ragioni sono piuttosto evidenti e stanno proprio nei rischi dei sempre incombenti divari territoriali, che possono produrre una formazione culturale/professionale e una valutazione dei risultati scolastici disomogenee sul medesimo territorio nazionale. È vero anche che ai divari territoriali possono efficacemente rispondere i cosiddetti L.E.P. (acronimo per Livelli Essenziali di Prestazione), cruciali per ciascuna delle materie che il legislatore richiede all’impianto generale di una Legge costituzionalmente solida e realizzabile per l’intero territorio nazionale sull’Autonomia differenziata. La scuola italiana, tuttavia, non manca, a tutt’oggi, di un proprio sistema normativo generale che garantisca proprio questi livelli di prestazione: lo evidenziano studi, riflessioni, dibattiti e ricerche che da tempo vanno diffondendosi nel nostro Paese (ma non soltanto) e che insistono sul bisogno e sulla inderogabilità delle scuole di pensare, realizzare e condividere una propria coordinata visione (vision) del sistema istruzione. È proprio il bando per l’assunzione di 145 nuovi Dirigenti tecnici (ex Ispettori) che in qualche modo conferma il bisogno di questa visione unitaria dell’universo istruzione, e non soltanto in relazione all’ampiezza e alla complessità delle materie oggetto delle varie prove di selezione. La figura del Dirigente tecnico aveva subito per diversi anni un certo ridimensionamento. La Legge 107/2015 aveva dato indicazioni per conferimenti temporanei di questo tipo di figura mentre il DPCM 166/2020 cominciava a ridefinirne un nuovo profilo, fino al DM 41/2022 che veniva a determinare le modalità di esercizio della funzione tecnico-ispettiva: supporto, assistenza, consulenza, formazione, progettazione ma anche, naturalmente, attività di accertamento. I nuovi Dirigenti tecnici opereranno in parte all’interno dell’Amministrazione centrale e in parte nelle Amministrazioni periferiche regionali. La loro figura così torna ad essere istituzionalmente un riferimento forte per le scuole, meno burocratica in senso stretto e invece più propulsiva rispetto all’idea, alla diffusione e al mantenimento in corsa di un progetto generale di Istruzione. O almeno, questo è l’auspicio.