di Andrea Lepone
L’Europa, da un punto di vista prettamente climatico, è sotto attacco.
Le ondate di caldo degli ultimi anni, unite agli eventi climatici estremi che hanno interessato le ragioni centrali e meridionali del Vecchio Continente, stanno mettendo a dura prova non solo gli ecosistemi marini e costieri, già compromessi dall’inquinamento idrico da plastica e da scarico di sostanze pericolose, ma anche il settore alimentare, la salute pubblica, le infrastrutture e il sistema economico dell’intera area euro. Parlando del settore alimentare, le prolungate crisi dovute alle siccità continuano a sinistrare la produzione agricola di diversi paesi, con gravi minacce per l’approvvigionamento idrico e di determinati beni di consumo. Una possibile soluzione al problema sopracitato potrebbe risiedere nella parziale transizione verso proteine di origine vegetale, per ridurre, almeno in parte, la pressione sul comparto agricolo e sulle importazioni di mangimi.
È poi necessario tutelare la salute pubblica, anch’essa minacciata dal caldo estremo, soprattutto quando si parla di gruppi vulnerabili come anziani, lavoratori che operano all’aperto e cittadini che vivono in aree urbane in cui è solito verificarsi il cosiddetto fenomeno delle “isole di calore”. In questo caso, il rimedio a tale situazione non potrebbe che passare per una revisione delle attuali politiche urbane, allo scopo di rendere le stesse più sostenibili, promuovendo al contempo specifiche e lungimiranti normative edilizie e leggi sul lavoro che vadano a salvaguardare i professionisti maggiormente esposti ai rischi del lavoro all’aperto. Bisogna, inoltre, proteggere le infrastrutture e i canali energetici, idrici e logistici, adattando l’intero comparto, insieme alle strutture residenziali, alle nuove esigenze che le sfide climatiche stanno imponendo al Vecchio Continente, in particolare all’Europa Meridionale. In ultimo, vi è la difficoltosa situazione in cui versano l’economia e il sistema finanziario, a loro volta pesantemente danneggiati dai rischi e dalle catastrofi ambientali. Queste ultime, inesorabilmente, portano ad un costante incremento dei premi assicurativi, minacciano gli investimenti e aumentano in modo significativo la spesa pubblica. Come se non bastasse, la sostenibilità del Fondo di Solidarietà dell'UE è già messa a dura prova da eventi costosi come inondazioni e incendi boschivi, mentre le famiglie a basso reddito rischiano di diventare sempre più vulnerabili a causa dell'aggravarsi degli impatti climatici. La direzione da intraprendere per tutti gli stati membri dell’UE dovrà quindi essere quella della più stretta cooperazione, al fine di gestire e mitigare i rischi ambientali, implementando legislazioni adeguate e istituendo valide strutture di governance, monitoraggio, finanziamento e supporto tecnico. Per scongiurare future catastrofi climatiche sul territorio, come affermato anche dall’Agenzia Europea dell'Ambiente, non possono esserci altre strade se non quelle soprascritte.