SCIENZIATI INVENTANO LA PLASTICA CHE SI AUTODISTRUGGE GRAZIE ALL’INNESTO DI SPORE RIVOLUZIONARIE

di Marisa Corrente

 

Incredibile ma vero. Un team di ricercatori ha mutato il modo di pensare alla plastica, trasformandola da nemico persistente dell’ambiente in alleato biodegradabile che scompare in meno di un semestre.

Lo studio rivoluzionario, pubblicato su Nature Communications, potrebbe segnare una svolta per l’intero settore. Gli scienziati hanno sviluppato un sistema che conferisce alla plastica proprietà biodegradabili attraverso l’inserimento di spore batteriche. Queste spore, attive solo sotto specifiche condizioni, sono state la chiave per superare uno dei maggiori ostacoli del processo: la resistenza alle alte temperature, necessarie per la produzione di materiali plastici. I ricercatori hanno identificato un ceppo di batteri, geneticamente modificati e innocui per l’essere umano, capaci di resistere a tali condizioni. Il risultato è un poliuretano termoplastico biocomposito (TPU) che mantiene tutte le caratteristiche di una plastica tradizionale fino al termine del suo utilizzo. 

Una volta conferito in discarica, preferibilmente in un ambiente umido, questo materiale si decompone organicamente, disfacendosi al 90% in circa cinque mesi. Importante sottolineare la differenza tra il processo di biodegradazione di questo nuovo materiale e il destino delle plastiche tradizionali. Mentre le plastiche comuni si frammentano mantenendo la loro struttura, trasformandosi in microplastiche nocive, il TPU biocomposito si integra nel ciclo organico. Questa “plastica vivente” non solo risponde alla necessità di ridurre l’inquinamento, ma offre anche caratteristiche di resistenza ed efficienza comparabili a quelle delle plastiche non biodegradabili.