di Renato Candia
La scuola italiana oggi vive e si muove nel contesto di uno scenario sociale pieno (e ricco) di spinte e di resistenze che la costringono a continui e sistematici aggiustamenti di rotta.
Considerando tuttavia questa condizione come una delle caratteristiche di una progettazione educativa dinamica e in relazione con il reale, vale la pena di riflettere su quali siano le criticità che questa quotidianità così fluida (liquida, direbbe Zygmunt Baumann) presenta all’azione delle singole Istituzioni scolastiche. A questo proposito è probabilmente necessario pensare e promuovere modelli utili ad affrontare con efficacia e maggiore sicurezza una relazione che dia alla scuola un ruolo necessario ad affrontare con pensiero critico (ma costruttivo) il cambiamento, l’innovazione e in buona sostanza una concreta comprensione del quotidiano. Comprensione significa, prima di tutto, saper ascoltare il presente attorno a noi. Lo storico Marc Bloch, nel suo celebre Apologia della storia, evidenziava due ordini di cause capaci di alterare, anche nell’individuo più preparato e dotato, la percezione delle cose attorno a sé: una è la momentanea condizione dell’osservatore, ovvero la sua stanchezza, le sue emozioni, un’occasionale distrazione; l’altra è il grado di intensità della sua attenzione.
Questa riflessione dell’autore descrive le basi di ogni processo di formazione, ma è anche un fondamentale pre-requisito di partenza per la progettazione didattico-educativa che viene richiesta a ogni singola scuola, a favore degli studenti che la frequentano e a condizione che coloro che in quella scuola operano sappiano condividerla come contenuti e come visione generale. Sfuggire a questa logica porta con sé il rischio di uno smarrimento (di intenzioni e di pratiche) che il sistema scuola, oggi più che mai, non può permettersi di correre. Formazione, dunque, nei cicli scolastici e oltre (life long learning) che aggiorni e migliori sistematicamente saperi e competenze, con una consapevolezza positiva delle innovazioni tecnologiche. Questa la chiave di lettura dell’incontro promosso da ANSI (Associazione Nazionale Scuole Italiane) a Messina lo scorso 21 giugno con la presenza del presidente nazionale Raffaele Bonanni, del segretario nazionale Nanni Ricevuto, dell’assessore all’istruzione della città metropolitana Pietro Currò, del Dirigente d’Ambito dell’Ufficio Scolastico Regionale Stello Vadalà e di diversi Dirigenti scolastici della provincia messinese convenuti per l’occasione. Formazione come progetto scolastico e progetto di vita. La discussione ha colto alcuni aspetti cruciali del pianeta educazione: il digitale, per esempio, guardato spesso con il sospetto di coloro che nei cosiddetti nuovi linguaggi (A.I. compresa) temono di intravedere un progressivo impoverimento del pensiero e dell’agire umani. Come ha evidenziato Raffaele Bonanni: “Non dobbiamo avere paura della tecnologia, del digitale, dell’intelligenza artificiale, specialmente in un paese come l’Italia che dovrebbe rappresentare il G7 della cultura e della formazione. Per questo oggi è fondamentale dare la possibilità a tutti di continuare a studiare dopo il percorso scolastico sfruttando questi nuovi strumenti e consegnare loro una formazione competitiva e adeguata ai tempi odierni”. Ecco l’importanza e il ruolo che assumono oggi le università telematiche, capaci di raggiungere ogni angolo del Paese e di essere ambienti di esercizio di una comunicazione e di un apprendimento efficaci e rapidi. L’occasione è stata arricchita dalla sottoscrizione di un protocollo di Rete tra ANSI e un gruppo di circa venti scuole del messinese, diventate così destinatarie di borse di studio per studenti in uscita che potranno frequentare (verificate le condizioni di merito scolastico e dei parametri ISEE del nucleo familiare di appartenenza) i corsi di laurea presso le università Pegaso e Mercatorum. Così come è stato ricordato in chiusura delle attività: “Digitalizzazione e formazione diventano le key words per la modernizzazione del nostro Paese, in ritardo su entrambi i fronti. Ritardi che mettono in luce il ruolo ormai imprescindibile delle Università digitali con la consapevolezza che il digitale applicato alla didattica sia oggi ascensore sociale per l’Italia”. Senza dimenticare che l’innovazione digitale, in quanto visione delle cose e del mondo, è radice di nuove forme di relazione, potenzialmente capaci di rispondere a quella precarietà, a quella fluidità o fluttuazione del sociale e a quello smarrimento del pianeta scuola-educazione a cui i tempi attuali chiedono soluzioni.