UN NUOVO STUDIO TENTA DI PREVEDERE LE TEMPESTE GEOMAGNETICHE

di Alessia Penta

 

Un nuovo, importante passo in avanti verso la possibilità di prevedere l’arrivo delle tempeste geomagnetiche promette di aiutare a proteggere le tecnologie a rischio, come satelliti, reti elettriche e sistemi di telecomunicazione.

Il risultato, ottenuto dal gruppo di ricerca dell'Università gallese di Aberystwyth, è stato presentato in Gran Bretagna, a Hull, nel convegno della Royal Astronomical Society. I ricercatori hanno infatti trovato il modo di prevedere la velocità precisa con cui viaggia lo sciame di particelle elettricamente cariche generato da un’espulsione di massa coronale o Cme, cioè un’espulsione di materia da parte del Sole sotto forma di plasma in grado di causare una tempesta geomagnetica nel momento in cui il nostro pianeta viene colpito. I ricercatori, guidati da Harshita Gandhi, hanno studiato come le regioni attive del Sole, caratterizzate da forti campi magnetici in grado di dare origine ad una Cme, cambiano prima, durante e dopo un’eruzione. In particolare, hanno esaminato l’altezza alla quale il campo magnetico diventa instabile, che costituisce la posizione fondamentale dove hanno luogo le espulsioni di massa coronale. 

Migliorare l’accuratezza delle previsioni meteorologiche spaziali è fondamentale, poiché le tempeste geomagnetiche causate dalle Cme, oltre ad offrire lo spettacolo delle aurore boreali anche a basse latitudini, possono avere impatti importanti sulla rete elettrica, sui sistemi di navigazione satellitare, come il gps, e anche sui veicoli spaziali.