di Pier Paolo Segneri
Nella mia vita da studente, quando ero ancora uno studente, ho capito che la scuola italiana è tutta da rifare. Infatti, oggi come ieri, è spesso costruita su scopi alienanti e omologanti, tende alla standardizzazione di studenti e professori, puntando su finalità didascaliche e irregimentate, aziendali (efficienza ed efficacia) oppure economiciste (debiti e crediti), teoriche o tecniche d'apparato (tecnica).
Al massimo, nel migliore dei casi, sono finalità incentrate sull'informatica, sulla burocrazia, sulle griglie di valutazione, sul nozionismo, al solo scopo di preparare gli studenti ad un futuro lavoro di sudditi della Tecnocrazia, vero “Leviatano” dei nostri tempi. Insomma, lasciatemi scrivere qui, in questo spazio accogliente, un'altra pagina del mio diario. Diario di un prof. Perché lo scopo della scuola non dovrebbe essere quello di puntare all'utile o all'utilitarismo né di preparare al lavoro tecnocratico, ma di accendere la voglia di imparare, stimolare il desiderio di apprendimento, scaldare i cuori, illuminare il buio, offrire allo studente la possibilità di conoscere sé stesso, imparare, capire, apprendere. La scuola è tale se prepara alla vita.
Perché lo studente, a scuola, dovrebbe imparare a vivere e ad amare la vita, a rispettare gli altri e l'alterità, ad essere speranza per gli altri. Certamente, anche il lavoro fa parte della vita, ma è un aspetto della nostra esistenza. La vita è soprattutto altro. La Storia, la Poesia, le Lingue (anche quelle antiche), la Letteratura, la Creatività, il respiro del pensiero umano e universale, l'autonomia di pensiero, il ragionare, le motivazioni interiori, la responsabilità personale, i sentimenti, l'amore, la relazione umana... La scuola è amore. Ogni tanto ritrovo vecchi messaggi ricevuti alcuni anni fa dai genitori dei miei studenti. E mi sorprendo di me stesso! Ma come è possibile che riceva tanta stima per un lavoro che non volevo nemmeno fosse il mio? È la verità. E mi sono risposto così: Se non puoi fare ciò che ami, allora ama ciò che fai. Ecco che cosa mi scrisse una volta, ormai molto tempo fa, la mamma di un mio allievo: “La ringrazio, per aver sostenuto mio figlio sempre e comunque. Per averlo sostenuto soprattutto nei momenti di difficoltà. Oggi mi sono finalmente sentita una brava mamma, con un figlio che mi ha dimostrato ciò che già sapevo...aveva ed ha bisogno di tanto ordine mentale e di tanta fiducia. Come ha saputo dargli lei. Grazie di cuore. Grande prof.”.