INNOVAZIONE
di Alessia Penta
Una nuova macchia solare, denominata AR 3964, sta attirando l’attenzione degli scienziati per la sua crescita rapidissima e la posizione rivolta verso la Terra.
Secondo quanto riportato dall'astrofisico Tony Phillips su spaceweather.com, la macchia solare, in appena 24 ore, ha raggiunto dimensioni pari a due volte quelle del nostro pianeta, superando i 25mila chilometri di diametro. La macchia AR 3964 è caratterizzata da campi magnetici altamente instabili, una condizione che potrebbe portare alla formazione di violente eruzioni solari di Classe X, le più potenti, accompagnate da possibili espulsioni di massa coronale (CME). Essendo rivolta direttamente verso la Terra, il flusso di plasma generato da queste eruzioni potrebbe innescare tempeste geomagnetiche intense, capaci di produrre spettacolari aurore boreali visibili anche alle medie latitudini. Attualmente, non è certo che ciò accada, ma gli scienziati stanno monitorando con attenzione l’evoluzione di questa macchia, che presenta due grandi nuclei scuri situati sopra l'equatore solare.
Il fenomeno è stato osservato nel pomeriggio di venerdì 17 gennaio, mentre AR 3964 continuava a crescere e a manifestare la sua turbolenza. Le macchie solari sono regioni più scure e fredde della superficie del Sole, caratterizzate da intensi campi magnetici. Come spiegato dalla NASA, questi campi magnetici intrappolano il calore prodotto nel nucleo solare, rendendo le macchie relativamente più fredde rispetto alle aree circostanti. Parliamo comunque di temperature attorno ai 3.700 °C (5.000 °C è la temperatura media delle altre zone della superficie). Le instabilità magnetiche possono portare al fenomeno della riconnessione magnetica, durante il quale le linee dei campi si spezzano e si ricollegano, rilasciando enormi quantità di energia. Questo processo è alla base delle eruzioni solari, capaci di liberare radiazioni equivalenti all’esplosione simultanea di milioni di bombe atomiche. In alcuni casi, queste eruzioni sono accompagnate da CME, flussi di plasma che generano il vento solare. Quando il vento solare prodotto da una CME raggiunge il campo magnetico terrestre (la magnetosfera), può causare tempeste geomagnetiche di varia intensità, classificate da G1 (minore) a G5 (estrema). Le tempeste più intense, come le G4 e G5, possono generare aurore polari visibili anche a latitudini medie e rappresentare un rischio per la tecnologia terrestre, con possibilità di blackout radio, danni ai satelliti e alle reti elettriche. Un evento estremo, simile all’Evento di Carrington del 1859, potrebbe avere effetti devastanti nella nostra società tecnologicamente avanzata. Durante quell’episodio, il vento solare provocò incendi nei sistemi telegrafici e scosse elettriche ai telegrafisti. Gli scienziati ritengono che un evento simile potrebbe verificarsi nuovamente; è solo una questione di tempo.