ORIENTAMENTO SCOLASTICO E PROCESSO EDUCATIVO

ISTRUZIONE

di Renato Candia

 

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, con la Nota 208 dello scorso 3 gennaio 2025, ha dato nuove indicazioni sulle iscrizioni degli studenti per il prossimo anno scolastico, posticipandone la scadenza al 10 febbraio 2025.

La nota fornisce anche una motivazione importante che consiste nel “consentire alle scuole di effettuare una più ampia attività di orientamento e alle famiglie di avere più tempo per una scelta ponderata”. Non sono certo i pochi giorni in più a offrire la misura per un tempo e una modalità di scelta più ampia e articolata: una decisione sul percorso di apprendimento implica la consapevolezza di una serie di caratteri non secondari che andranno a incidere sull’esperienza futura dello studente. Tuttavia, la nota rimarca un’attenzione e una sensibilità diverse rispetto al passato, proprio in merito alla natura sistemica dell’orientamento, non come tappa di passaggio ma come elemento costituente, tra i tanti, dell’intero processo educativo dello studente. Per comprendere con chiarezza le ragioni di questo interesse maturato attorno al principio stesso di orientamento, è sufficiente leggere il documento Linee Guida per l’Orientamento, di cui al D.M. 328 del 22.12.2022. 

In esso, sono contenuti i principi che fondano e guidano questo processo nel contesto del sistema scolastico del nostro Paese. In una scuola a cui viene chiesta sempre di più la formazione di un futuro cittadino capace di orientarsi nella famiglia, nella società e nel mercato del lavoro, la consapevolezza di sé e una buona competenza di relazione con gli altri sono parte integrante del progetto formativo di sistema. Le Linee Guida, così, partono da una premessa generale fatta di un primo riferimento al PNRR come motore di attuazione di una generale riforma dell’orientamento, al fine di diminuire, attraverso pratiche scolastiche, il disallineamento (Mismatch) tra formazione e lavoro, la promozione di un apprendimento permanente (Long Life Learning) e il potenziamento della formazione tecnico-professionale. Le stesse Linee guida scendono quindi sul campo dando indicazione sugli strumenti da perseguire: un concezione meno formale e burocratica della certificazione delle competenze (strumento da pensare come concretamente spendibile nel mercato delle professioni); la realizzazione di moduli di orientamento formativo (che viene a concretizzarsi nella realizzazione di un E-Portfolio delle competenze digitali, non come semplice atto certificatore ma come documento di consapevolezza delle personali competenze dello studente); il potenziamento dei PCTO (Percorsi Competenze Trasversali e Orientamento, che hanno sostituito l’esperienza non del tutto felice dell’Alternanza Scuola-lavoro); una piattaforma unica digitale per l’Orientamento (dove studenti e famiglie possano trovare agilmente risposte ai loro dubbi); una formazione specifica per i docenti Tutor che accompagneranno gli studenti verso le loro scelte. Proprio il lavoro degli insegnanti diviene cruciale all’interno di questa prospettiva: l’orientamento può (e deve) rientrare a pieno titolo nel contesto delle stesse pratiche didattiche. Si parla infatti di Didattica Orientativa come strumento in grado di condurre a conoscenze e competenze per comprendere e comprendersi. Ne è un utile, articolata e accattivante chiave di accesso il recente lavoro di Carlo Mariani, ricercatore INDIRE, che si intitola, in modo semplice e diretto, proprio Didattica Orientativa (Torino, 2024). L’autore, dopo aver chiarito come il superamento dell’approccio trasmissivo ai saperi, cardine della vecchia scuola dei Programmi, abbia trovato nelle Indicazioni Nazionali una sua storicamente inderogabile legittimazione, indica quali siano i criteri di un curricolo orientativo e quali siano le competenze per orientare e orientarsi, accompagnando il lettore verso l’esempio pratico di un apprendimento orientato dentro lo specifico di una bella serie di discipline di insegnamento. Mariani, accarezzando l’approccio esperienziale alla conoscenza di deweyana memoria, conduce il lettore dentro la materia dei saperi, verso una loro manipolazione che sia capace di far emergere l’emozione della progressiva scoperta di sé e di quelle personali attitudini capaci, a loro volta, di rendere consapevole e il più piacevole possibile la natura del paesaggio dentro cui viene vissuto il proprio futuro.