di Michele Gerace
Mi permetto una annotazione che potrebbe essere confermata da chiunque sia chiamata o chiamato a prendersi cura di una vita che nasce, che muove i primi passi nel mondo e che cresce.
Sono eventi e fasi di una tale magnitudine che, piaccia o no, costringono naturalmente a vedere le cose secondo un'altra prospettiva e più precisamente attraverso gli occhi di chi nasce al mondo per la prima volta. In questo senso, per dare cittadinanza sostanziale alla parola giovani nella società, eliminarla da una prossima edizione sulle parole dimenticate, e per offrire loro le migliori opportunità per vivere e prosperare, dovremmo fare uno sforzo di immaginazione, di lucida visione, per capire, nel frattempo, qual è il mondo, qual è l'ambiente, che vogliamo passare in consegna ai nostri figli.
Prima di volgere lo sguardo a qualcosa di cui non si sente parlare e che forse neanche riusciamo a figurarci, potremmo partire da quello che, purtroppo, ci si para davanti agli occhi con drammatica frequenza stagionale. E proprio sul paesaggio mi soffermo per rendere l’idea dell’importanza, della bellezza e della fragilità di un patrimonio che irresponsabilmente stiamo consegnando alle nuove generazioni diminuito. Basti pensare all’attualità di quanto scrisse su La Stampa nei primissimi anni del novecento lo statista piemontese Luigi Einaudi. In un articolo, in seguito a infauste calamità che colpirono la Sicilia, richiamò alle loro responsabilità delittuose quanti consentirono – segue testuale citazione – che le montagne ed i colli siciliani fossero denudati a poco a poco di quella folta corona di foreste che ne costituiva la difesa più efficace contro l’impeto degli uragani e la violenza dei cicloni. È un delitto secolare, del quale a gran fatica potremmo rintracciare le origini ed i cui effetti disastrosi si sono intensificati cogli anni; cosicché l’ultimo trentennio ha dato il colpo di scure all’albero ancora maestoso e gigante. Egli considerò quelli che oggi chiameremmo reati ambientali alla stregua di veri e propri delitti sociali ad impatto secolare. Da sud a nord, la stessa cosa si potrebbe dire della Liguria e di altre terre, il più delle volte di unica bellezza, che abbiamo letteralmente lasciato franare sotto i nostri piedi. In questo senso, la cura del paesaggio, dell’ambiente circostante, degli spazi e dei luoghi in cui viviamo, il cortile, la strada, il quartiere, la città, è parte integrante della nostra identità e con essa di una prospettiva e di un orizzonte che ci sembrano più tangibili di quanto possa esserlo un’altra parte di prospettiva e di orizzonte percepiti come intangibili. Potremmo azzardare utopistici, se non fosse che sono tanto audaci quanto concreti e che, allo stesso modo, debbono essere contestualizzati dal nostro punto di vista.