di Andrea Lepone
La loro organizzazione tentacolare è stata ricostruita per la prima volta in 3D, facendo luce sul meccanismo con cui permettono il passaggio dei carichi utili alla cellula e bloccano invece gli invasori, come i virus, che possono minacciare il patrimonio genetico contenuto nel Dna.
Aggrovigliate e sinuose come spaghetti nell'acqua bollente: sono le proteine “buttafuori” che proteggono le porte di accesso al nucleo della cellula, i cosiddetti pori nucleari. La loro organizzazione tentacolare è stata ricostruita per la prima volta in 3D, facendo luce sul meccanismo con cui permettono il passaggio dei carichi utili alla cellula e bloccano invece gli invasori, come i virus, che possono minacciare il patrimonio genetico contenuto nel Dna. Il risultato della ricostruzione, utile per sviluppare nuove strategie contro i virus e l'invecchiamento, è stato pubblicato su Nature dai ricercatori dell'Istituto Max Planck di biofisica a Francoforte e da quelli dell'Università Johann Gutenberg a Magonza, in Germania. Nella membrana che avvolge e protegge il nucleo delle cellule sono presenti circa 2.000 pori, ciascuno composto da un migliaio di proteine: possono essere immaginati come valichi di frontiera, dove vengono controllati migliaia di “visitatori” al secondo. Circa 300 proteine attaccate alla struttura portante del poro nucleare protrudono come tentacoli nell'apertura centrale, di fatto sbarrandola come fossero dei buttafuori: sono intrinsecamente disordinate e in continuo movimento, e per questo finora non era stato possibile determinare la loro organizzazione all'interno di cellule viventi.