ANDARE OLTRE I BIT E I BYTE

di Giovanni Luciano

 

Robotica avanzata, Intelligenza Artificiale, lavoro su piattaforma, sistemi digitali intelligenti e lavoro da remoto sono i principali ambiti ove la digitalizzazione ha rivoluzionato il lavoro, in un rapporto che rischia costantemente lo squilibrio tra uomo e tecnologia.

La digitalizzazione spinta ormai fa parte della nostra vita quotidiana, influenza sempre più i nostri comportamenti, nel privato e sul lavoro, soprattutto dopo aver dovuto/potuto usare moderne piattaforme per lavorare da remoto durante il COVID. Ora, ferme restando tutte le ricadute estremamente positive che ciò comporta dobbiamo saper andare oltre i bit e i byte e pensare alla tutela della persona, alla sua salute e alla sua sicurezza nel lavoro digitale, considerando rischi finora poco conosciuti. Argomento già all’attenzione di organismi internazionali e comunitari, tanto che la stessa Agenzia Europea per la sicurezza e la salute sul lavoro, EU-OSHA ha deciso di impostare proprio su questo argomento la sua Campagna “2023-2025 - Salute e sicurezza sul lavoro nell'era digitale”, del ciclo “Ambienti di lavoro sani e sicuri”. Non vi sono solo pericoli, ovviamente, ma anche grandi opportunità per migliorare la stessa sicurezza sul lavoro. 

Per esempio gli esoscheletri, che aiutano i lavoratori nelle fabbriche o nei magazzini e che rendono possibile il lavoro a persone con deficit fisico o i robot, che possono sostituire l’uomo in ambienti pericolosi, tipo l’umanoide  “ergo-CUB” di I.I.T. e Inail. C’è anche un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata per chi può lavorare da casa. Ma i nuovi rischi sono numerosi. Eppure vi è ancora una bassissima consapevolezza, tanto che sul sito dell’Agenzia europea per la salute e sicurezza EU-OSHA si legge che : “…meno di un posto di lavoro su quattro (24%) nell'UE discute del potenziale impatto delle tecnologie digitali sulla sicurezza e sulla salute dei lavoratori”. La stessa Agenzia rende noto un elenco di tali rischi, reperibile sul sito http://osha.europa.eu. Sembrerà strano ma quello princiale è la ricaduta negativa sull’equilibrio psichico delle persone impegnate nel lavoro a distanza, soprattutto laddove il lavoro venga controllato e gestito da algoritmi, piattaforme o dall’intelligenza artificiale, in un rapporto che rischia costantemente lo squilibrio negativo dell’uomo rispetto alla tecnologia. Senso di alienazione, disagio psicologico, stress lavoro correlato, mobbing o burn-out sono l’effetto di rischi sul lavoro da valutare ed eliminare/mitigare ma spesso sono sottovalutati, quando non valutati proprio, già oggi, nel lavoro tradizionale. E’ evidente quanto ci sia il pericolo che questa “sottovalutazione” si possa amplificare nel mondo del lavoro digitalizzato. Che fare? In primis potenziare gli strumenti di conoscenza e coinvolgimento, per sviluppare una consapevolezza diffusa, e poi adottare un approccio incentrato sull'uomo al comando. La tecnologia digitale deve supportarci non sostituirci. E’ fondamentale anche garantire parità di accesso alle informazioni da parte di datori di lavoro, dirigenti e lavoratori. Questi ultimi vanno consultati e resi partecipi delle decisioni prese in merito all'implementazione e all'uso di sistemi digitali. Importante, poi, che i problemi di salute e sicurezza debbano essere considerati già in fase di progettazione, coinvolgendo i programmatori e gli sviluppatori fin dall'inizio. La normativa per la salute e sicurezza sul lavoro in Italia già c’è, nel  D.lgs 9 aprile 2008, n.81, non serve modificarla in relazione all’avvento di nuovi rischi. In essa è già contenuta la prescrizione per i datori di lavoro di “valutare ogni tipo di rischio”, anche quelli nuovi ed emergenti. Per questo serve lanciare il messaggio che tutti devono prendere coscienza dei nuovi rischi per la salute connessi al lavoro ai tempi del digitale, primi fra tutti quelli psicosociali. Non possiamo permetterci un lavoro scritto da Isaac Asimov.