di Luciano Di Spirito
A sollevare i continenti sono invisibili e lentissime onde che si muovono all’interno del mantello, lo strato che si trova tra la crosta terrestre e il nucleo.
Lo indica lo studio pubblicato sulla rivista “Nature” dal gruppo di ricerca guidato da Tom Gernon, dell’Università di Southampton, e basato su innovative simulazioni matematiche. L’interno del nostro pianeta è ancora avvolto da grandi misteri perché è impossibile osservare in modo diretto quello che avviene decine o centinaia di chilometri nelle profondità della Terra, inoltre i tempi di questi movimenti avvengono spesso su scale enormemente più lunghe di quelle umane. Uno dei grandi enigmi riguarda il sollevamento di alcune parti delle placche continentali, porzioni di crosta terrestre più alte rispetto a quelle circostanti. Esistono infatti dei margini, chiamati scarpate, in cui la crosta terrestre si abbassa molto rapidamente e, fra queste, una delle più note e visibili si trova in Sudafrica ed è lunga migliaia di chilometri.
Sulla base di una serie di simulazioni, Gernon teorizza che a sollevare i continenti siano delle onde che si muovono nel mantello alla velocità di circa 15-20 chilometri per milione di anni. A generarle sarebbero i lenti movimenti che portano alla fratturazione della crosta, e dunque alla nascita di nuove placche continentali. Movimenti lentissimi per la scala dei tempi umani, ma piuttosto rapidi su scale geologiche e che modellerebbero continuamente il paesaggio in superficie.