IMMAGINI IN 3D SU UN POLIMERO, IL FUTURO DELLA SCIENZA MEDICA

di Alessia Penta

 

Una nuova tecnica che utilizza un “interruttore” chimico e un proiettore si è dimostrata efficace nel rendere ogni polimero di una tela 3D riutilizzabile, con possibili importanti applicazioni in campo medico.

Lo rivela un nuovo studio dei ricercatori della Dartmouth e della Southern Methodist University (Smu), pubblicato sulla rivista “Chem”. La ricerca si pone come ambizioso traguardo quello di mettere, in futuro, i medici in condizione di poter acquisire proiezioni tridimensionali di scansioni sanitarie per poi sospenderle all’interno di un cubo acrilico e creare una riproduzione portatile del cuore, del cervello, dei reni e di altri organi di un paziente. Poi, una volta terminata la visita, un rapido getto di calore cancellerebbe la proiezione e il cubo sarebbe pronto per la scansione successiva. Lo studio presenta una tecnica che utilizza un proiettore di luce specializzato nell’imprimere immagini bidimensionali e tridimensionali all’interno di qualsiasi polimero che contenga un additivo chimico fotosensibile sviluppato dal gruppo di ricerca. 

L’incisione basata sulla luce rimane nel polimero fino all’applicazione del calore, che cancella l’immagine e rende l’impianto nuovamente pronto all’uso. Nei test, i ricercatori hanno prodotto immagini ad alta risoluzione in polimeri che vanno da pellicole sottili fino a sei pollici di spessore. Secondo gli esperti, tale tecnologia è destinata a tutte le situazioni in cui potrebbe essere fondamentale disporre di dati visivi dettagliati e precisi in un formato compatto e facilmente personalizzabile, come la pianificazione di interventi chirurgici e lo sviluppo di progetti architettonici. Il dispositivo potrebbe essere utilizzato anche per generare immagini 3D destinate al mondo dell’istruzione e persino per la creazione di opere d’arte.