di Andrea Lepone
È una delle patologie oncologiche più temute perché nonostante i progressi della ricerca e della medicina, il tumore del pancreas resta una delle neoplasie più difficili da trattare e da curare, soprattutto perché in molti casi viene diagnosticato in fase già avanzata.
È per questo che la scoperta di uno dei motori che fanno crescere questo tumore così aggressivo risulta essere un importantissimo passo nella lotta alla malattia. Il risultato, pubblicato sulla rivista Nature, si deve a una ricerca italiana e ha permesso di individuare un bersaglio terapeutico per rallentare la progressione della malattia. Lo studio è stato guidato dall’Istituto San Raffaele di Milano, con l’Istituto Telethon di terapia genica e l’Università Vita e Salute.
Vi hanno collaborato inoltre le Università di Torino e Verona, l’Istituto francese per la sanità e la ricerca medica (Inserm), il centro di ricerca Biopolis di Singapore e l’Università di Shanghai. A favorire la crescita di questa forma di tumore ancora purtroppo molto letale, l’adenocarcinoma duttale del pancreas, è la speciale alleanza fra un particolare tipo di cellule immunitarie, chiamate macrofagi IL-1beta+, e alcune cellule tumorali molto aggressive e note per essere legate a infiammazioni. Secondo i dati più recenti, nel 2022 sono stati stimati 14.500 nuovi casi in Italia di tumore al pancreas. Il tasso di mortalità, come informa Airc, non si è modificato in modo significativo negli ultimi anni e si attesta come il tumore con la minor sopravvivenza sia a un anno dalla diagnosi (34 per cento nell’uomo e 37,4 per cento nella donna) che a cinque anni (11 per cento nell’uomo e 12 per cento nella donna).