DIARIO DEL PROF.

di Pier Paolo Segneri

 

Quando entro in classe, la mattina, mi metto in ascolto dei miei studenti, cerco di sentire quello che hanno da dirmi, osservo i loro visi, i loro gesti, i loro silenzi.

Loro mi parlano in mille modi diversi e vogliono soltanto che io sia in grado di capirli, di motivarli, di aiutarli. Quando sono in aula, la mattina, occupo gran parte del tempo a comprendere i miei studenti e tento di essere compreso da loro. Anche quando sbagliano. E soprattutto quando sbaglio io. Sempre in dialogo, con senso di reciprocità. Non penso mai: io ho ragione e loro hanno torto. Oppure: io capisco tutto e loro non capiscono. Mai. Penso sempre: questo ragazzo che cosa mi sta dicendo? Vuole esprimere un disagio, una gioia, una sua inadeguatezza, un proprio talento, una necessità...? Non mi metto sopra un piedistallo, ma accanto ai ragazzi e cerco di trasmettere conoscenza, comprensione, consapevolezza. 

Ed ascolto. La scuola... che cos’è la scuola? Che scuola pensiamo di realizzare e costruire? La scuola non è una caserma, non è un’azienda, non è una fabbrica, non è un carcere, non è un collegio, perché la scuola è la scuola e non si può paragonare ad altro che alla scuola. Perché la scuola dovrebbe essere giocosità, creatività, sogno, vita, amore. La scuola è amore. La scuola non è un’ingiustizia e non dovrebbe essere mai un luogo conflittuale, scontroso, spigoloso, violento, triste, barboso, ansiogeno, ingiusto. L’ingiustizia è quando l'apparenza vale più della forma, quando si sceglie la violenza al posto dell’amore, quando siamo sopraffatti dai pregiudizi, quando si compie un sopruso, quando la superficialità vince sulla poesia, quando l'avere è valorizzato più dell'essere, quando le persone vengono massificate e standardizzate, omologate, quando la menzogna produce danni, quando l’egoismo produce inganni, quando la mediocrità è elevata ad eccellenza, quando la ferocia di alcuni uomini divora la bellezza e la bontà, quando si pagano colpe che non abbiamo mai commesso, quando ti vogliono convincere che studiare e migliorarsi non serve, perché vanno avanti coloro che restano lontani dalla cultura e dal mondo della conoscenza, quando si alimenta l’ignoranza, quando ti tolgono la libertà in cambio di sicurezza, quando ti fanno credere che la strada corta è quella che paga, quando s’impedisce ogni possibile ricerca di verità, quando vengono cooptati gli utili idioti invece delle teste pensanti e dei cuori pulsanti. Ma sono convinto che ogni forma d'ingiustizia sia destinata a fallire. La scuola è la possibilità che ciò accada. Aprire la mente, lo so, può essere assai difficile. Aprire un dialogo, stavolta, credo sia diventato indispensabile. Aprire una discussione, comunque, appare urgente. Aprire il cuore, quindi, rimane inevitabile. Aprire gli occhi, ora, è necessario. Per queste e mille altre ragioni, mettersi in ascolto è il modo che abbiamo per non ingannare la nostra coscienza o, perlomeno, per non abdicare alle nostre responsabilità. Bisogna, però, saper ascoltare. Perché dietro i cancelli del silenzio, ci sono le voci di dentro. Le voci dei ragazzi, le loro richieste d’amore. Perché ci sono troppe grida di dolore che si alzano per farsi sentire. Non si può ignorarle. La scuola è armonia, serenità, desiderio d’imparare, gioia, vita.